La statua, di umile fattura, era stata rinvenuta casualmente da un oste, certo Fior (Ferdinando Patarga) che pensò di collocarla vicino al suo campo di bocce.
Ma un giorno un giocatore, irritato per aver mancato il punto, tirò con violenza la sua boccia contro l’immagine sacra che cominciò a sanguinare a lungo, fissando sulla fronte della Vergine un segno indelebile, ancor oggi ben visibile.
L’evento miracoloso ebbe l’effetto di far pentire quell’uomo dell’atto sacrilego e di rinsaldare la devozione dei triestini alla Vergine Maria.
Fu così che allo scoppio della terribile pandemia di colera, il popolo di Trieste volle affidarsi alla benevolenza della Madonna per pregarla di guarire gli ammalati.
Il 15 ottobre 1849 la statua della Madonna dei Fiori fu dunque portata in processione per le vie della città in modo solenne e la accorata preghiera dei triestini venne ascoltata: la città fu salvata dal terribile flagello.
A poco più di un mese dalla Supplica, a Santa Maria Maggiore il Vescovo, celebrò un solenne pontificale “Per Grazia ricevuta”, con la partecipazione calorosa dei sopravvissuti e delle autorità civili.
Fu quello l’inizio della tradizione che ancor oggi si anima ogni anno con grande afflusso di fedeli.