La costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore a Trieste si protrasse per decenni, tanto che l’11 ottobre 1682, giorno della consacrazione fatta dal vescovo Giacomo Ferdinando Gorizutti, era ancora senza la facciata e le decorazioni scultoree, con la cupola e il tetto realizzati provvisoriamente in legno.
Proprio a causa di queste fragilità, nel novembre dello stesso anno la cupola venne distrutta da un incendio propagatosi da un vicino torchio d’olio.
Nel 1773, all’atto della soppressione della Compagnia di Gesù, la chiesa era ancora incompleta (mancavano la cupola, due altari, parecchie statue e la decorazione interna).
I pochi documenti esistenti in merito alla costruzione della chiesa non permettono di conoscere con certezza l’autore o gli autori del progetto.
L’interno secentesco della chiesa viene comunque attribuito al confratello gesuita di origine modenese Giacomo Briani (1589-1649), ricordato espressamente in una iscrizione su una tavoletta di piombo ritrovata nelle fondamenta, dove è citato quale prafectus fabricae (“capocantiere”), ma quasi sicuramente fu lui l’autore dei disegni costruttivi dell’architettura generale dell’intero complesso della chiesa, del collegio e dei sotterranei.
La facciata settecentesca, costruita dopo il 1690, viene per tradizione attribuita al celebre padre gesuita Andrea Pozzo (1642-1709), trentino, pittore, teorico della prospettiva e architetto di chiara fama.